In seguito alla recente scomparsa, molto è stato scritto su Vivienne Westwood, ed è stato messo l’accento sulla sua strabiliante vita, ricca di trovate rivoluzionarie. Ma quali sono i pilastri portanti del suo linguaggio estetico?
All’inizio degli anni Settanta, Il sodalizio della giovane stilista con Malcom McLaren, manager dei Sex Pistols, fu un evento destinato ad orientare la moda delle sottoculture off di allora e di tenere a battesimo la nascita del Brit-punk. La boutique al 430 di Kings Road in Chelsea cambiava nome collezione dopo collezione; da “Let it Rock” a “Too Fast to Live, Too Young To Die” da “Sex” a “Seditionaries; Clothes for Heroes” mentre la band di McLaren si piazzava stabilmente al primo posto delle classifiche con brani dissacranti come “God Save the Queen”.
È in questo crogiolo di fermenti che si crearono le forze che diedero vita al movimento “Punk”, e la Westwood ne fu madrina, riuscendo a sintetizzare nell’abbigliamento un movimento giovanile reazionario rispetto al Thatcherismo e al neoliberismo tipicamente britannici, in netta contraddizione con il suo predecessore culturale, il movimento hippie.
Il punk era un atteggiamento sconsiderato, “Devil may care”, che si prefiggeva di essere riconoscibile attraverso il rifiuto dei canoni e le regole della moda stessa. E mentre le chitarre dei Sex Pistols distorcevano “God Save the Queen”, Vivienne Westwood si impadronì di due Sovereign Simbols della monarchia inglese: the “Royal Stuard Tartan” e the “Orb”.
I tartan sono tessuti lanieri di origine scozzese, caratterizzati da fantasie definite in modo esatto sia nei colori che nelle proporzioni, e rappresentano un heritage culturale importantissimo per la cultura britannica. Alla fine del IV sec. d.C., tempo in cui le legioni romane abbandonarono la Britannia, i “Clans” scozzesi iniziarono a vestirsi con specifici tessuti a quadri, detti “Tartans”, allo scopo di rafforzare identità e appartenenza di gruppo.
Gli Highlanders, fieramente gaelici, producevano le loro stoffe in toni vivaci e ricchi di sfumature, allo scopo di mostrare il loro status. Questi tessuti hanno attraversato i secoli e ancora oggi hanno caratteristiche di decorazione che ne rendono inequivocabile il loro aspetto. Sono caratterizzati da grandi campi colorati e simmetrici che si ripetono identici sia in ordito che in trama. Uno fra questi, definito “ Royal Steward”, è tradizionalmente collegato alla corona britannica e il suo uso dovrebbe essere autorizzato dai Reali stessi.
Questo simbolo della monarchia britannica, dell’esercito e dei nazionalisti venne dalla Westwood redistribuito alle subculture giovanili, strappato e trafitto da spilloni e lamette per esternare protesta, anarchia ed alienazione verso la società consumistica. In varie epoche i Tartans hanno avuto una leggera aura conservatrice, di autorità, di patrimonio nazionale e campagna idilliaca; quindi, dal punk anni ’70 ai grunge anni ‘90 è stato divertente farlo a brandelli.
Storia simile per “The Orb”, l’ antico gioiello simbolo del potere dei sovrani britannici. Il mondo cristiano è rappresentato dalla sua croce montata su un globo, e le fasce di gioielli che lo dividono in tre sezioni rappresentano i tre continenti conosciuti in epoca medievale.
Tempestato di smeraldi, rubini e zaffiri, circondato da diamanti con taglio a rosa e singole file di perle, durante l’ incoronazione, l'Orb viene posto nella mano destra del monarca a simboleggiare la sua regalità. Inoltre, the “Orb Mark” è il riconoscimento distintivo degli Harris Tweed, altra stoffa fortemente radicata nel senso di appartenenza nazionale britannica, e garantisce che questa stoffa sia tinta, filata e tessuta a mano dagli isolani delle Ebridi Esterne della Scozia nelle loro case, secondo le leggi delineate nell'Harris Tweed Act of Parliament. Vivienne svuotò di sacralità anche questo simbolo facendolo diventare il trade mark della sua fortunatissima griffe.
Curioso notare che tutti questi simboli, nati come ribellione al consumismo, nel corso del tempo siano diventati icone da passerella; lo stile Westwood è uno dei più apprezzati dal mondo del jet set internazionale e “The Orb” è diventato un grazioso monile orafo, presente nella whish-list di molti trend setter della generazione Z.
Rossano Bisio
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