Appena conclusa a Milano la settimana della moda dedicata alla prossima stagione Estate 2023, parecchi spunti di riflessione si sono diffusi nel mondo della moda per risuonare poi amplificati, partendo dalla cultura contemporanea di massa.
Nel variegato pot-pourri di stili emersi, chi vuole riflettere sui linguaggi visti in passerella può senza dubbio trovare un sottostante di denominatori comuni. Eccone alcuni.
Democraticità. Uno degli eventi che maggiormente ha stravolto le regole delle passerelle è stata la performance en plein air di “Anteprima” in occasione dei trent’anni del marchio. Le modelle in abiti da defilé sono state trasportate da un bus dell’ATM dalla sede della maison sino al parco Sempione, dove si è tenuta la manifestazione vera e propria. Duecento gli invitati a sedere ma innumerevoli i curiosi che hanno potuto ammirare l’evento dall’area civica. Direttrice creativa di Anteprima, la raffinatissima e coltissima Izumi Ogino, ha voluto così ringraziare la città che l’ha accolta in questi anni. Evento democratico, accessibile e a bassissimo impatto ambientale: lo snellissimo allestimento era composto in prevalenza da sedie di design realizzate in cartone pressato che, alla fine della sfilata, sono state consegnate agli ospiti al fine di trasformarli in oggetti d’arredo con più vite.
Altro evento estremamente democratico si è vissuto in “Diesel”; dove le porte dell’Allianz Cloud Arena sono state spalancate a dipendenti e a studenti, circa duemila appassionati che hanno potuto osservare la collezione realizzata da Glenn Martens, visionario direttore creativo che ha declinato il denim, piatto forte della casa, verso sapori e allegorie “Y2K” care a “Millennials” e “Gen-Z”.
Upcycling. Partendo dall’abito realizzato con sacchi di juta scartati dai “cafetero” sudamericani e ricamato con cristalli Swarovski “lead free”, Gilberto Calzolari si è rivelato come una star assoluta nell’arte del riuso e del riciclo. Nella collezione Summer 23 “The art of Upcycling”, sono state trasformate in oggetti iconici stoffe che erano state prodotte per usi totalmente diversi. Zaini verde militare della Seconda guerra mondiale trasformati in gonne fascianti, fodere da materasso per pantaloni anni ‘70, sono una significativa dimostrazione di come la creatività italiana possa trasformare uno scarto in un indumento bello, funzionale e rispettoso del nostro pianeta.
Doppia fluidità. Molto hanno fatto riflettere gli show realizzati da Gucci e da Sunnei; entrambi sono andati molto oltre a ciò che può essere considerato un evento mondano all’interno della moda. Entrambi i marchi, pur con budget opposti, hanno organizzato un happening basato su un casting composto da decine di coppie di gemelli.
Rizzo e Messina per Sunnei hanno trasformato l’evento in un vero e proprio spettacolo performativo, introducendo il pubblico in uno spazio bianco dotato di una porta girevole a fondo passerella. Seduto fra il pubblico e vestito in modo poco accurato, uno dei gemelli si alzava e lasciava la sala introducendo attraverso la porta girevole il proprio doppio vestito appropriatamente da sfilata. "È una metafora di come la moda possa agire come una forza trasformativa, che è tanto magica quanto assolutamente folle" è stata la dichiarazione dei due creativi.
Alessandro Michele per Gucci ha ottenuto l’effetto sovvertente e destabilizzante di assistere ad una sfilata di “doppi” che, in un primo momento, percorrono due catwalks paralleli per poi riunirsi in un unico ultimo passaggio. L’esito è il moltiplicarsi delle prospettive, dei punti di fuga della poliedricità delle identità; tutto è vacillante, fluido, ingannevole ed illusorio.
Forse con accenni ai “Doppelgänger” partoriti dalla fantasia di David Lynch nei suoi “Twin Peaks”: non esiste più una linea di confine fra gli spazi dominati dalla esistenza e dalla insussistenza, dall’io e dall’altro, dall’Apollineo e dal Dionisiaco, da finzione e realtà. Gli spettatori visibilmente turbati hanno forse accettato il suggerimento di Michele che nell’ultimo défilé unisce le coppie scisse, regalando un messaggio di auto-accettazione e di riunificazione dei nostri principi femminile e maschile.
Forse un chiaro messaggio, visto anche in altre sfilate, che non è più tempo di collezioni divise rigorosamente fra menswear, womenswear, estate, inverno.
Rossano Bisio
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